Per una vera Europa

Questo mese sarà segnato da un appuntamento di portata storica: il referendum popolare sulla uscita del Regno Unito dalla Unione europea. Se l’attuale assetto continentale sarà confermato dalle urne britanniche non dovrebbero esservi particolari ripercussioni, anche se una maggioranza risicata rappresenterà un ulteriore segnale di allarme. Ma se davvero l’orientamento antieuropeista dovesse prevalere le conseguenze sarebbero stravolgenti. Non è detto che si debba trattare di un fattore negativo, perché la gente non viene coinvolta sul piano ideale ma è chiamata a pronunciarsi sulla convenienza concreta a restare in una comunità che soffre di accentuate impostazioni centralistiche e tecnocratiche, sempre più spesso avulse dalla realtà vissuta dalle persone comuni che però si contano a centinaia di milioni. Sarebbe uno scossone pericoloso quanto si vuole, ma tale da costringere a un ripensamento globale  verso la costruzione di una entità federale  con le  effettive cessioni di sovranità nazionale a beneficio degli Stati Uniti d’Europa in grado di parlare con il mondo a una sola voce.

Tutti lo dicono ma nessuno lo vuole: e così sprofondiamo tutti insieme e saremo finalmente uniti nello stesso destino. Il cammino verso il superamento di una situazione insostenibile è tuttavia lento ma non precluso e prima o poi necessità farà virtù. Di necessità se ne vedono molte, di virtù poche, ma la speranza è anch’essa, più che una disposizione dell’animo, una necessità.

La caduta del muro di Berlino valse a simboleggiare un momento di apertura, ma oggi si costruiscono altri muri in questa stessa Europa che si chiude ai popoli emergenti e non sente l’ignominia, prima ancora che l’ottusità, di respingere o maltrattare masse diseredate pronte a offrire e profondere ogni energia per guadagnare condizioni di vita umane.

A novembre gli americani sceglieranno il proprio presidente senza badare se i candidati provengono dalla prospera Chicago nell’Illinois o dal popoloso sobborgo di Queens a New York. Giudicheranno sui programmi e sulle singole personalità, ma nella piena consapevolezza di affidare i propri destini a una autorità comune nell’ambito di un sistema presidenziale e di un contesto parlamentare di tipo bicamerale.

Poco prima, precisamente per il mese di ottobre, si annuncia da noi un referendum costituzionale ben circoscritto alla organizzazione interna al di là di ogni enfatizzazione sull’interesse suscitato oltre i nostri confini. In mezzo c’è l’estate, ma l’argomento viene agitato sul piano mediatico facendo leva sul fattore cambiamento più che sui contenuti delle riforme.  C’è da augurarsi che venga favorita la più ampia informazione su ogni aspetto, in modo da garantire una consapevole partecipazione dei cittadini e, in definitiva, il rispetto delle regole democratiche.

Lillo S. Bruccoleri

Dal Mensile di giugno 2016

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