A ciascuno il suo

Dall’8 giugno sarà scaricabile la app «immuni» per ora in via di sperimentazione in quattro regioni italiane: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia: l’utente potrà scaricarla gratuitamente da Google o negli store di Apple sul proprio smartphone. Queste le caratteristiche principali: la possibilità di tracciare i contatti dei contagiati da coronavirus; a seguito dell’installazione sarà sufficiente inserire pochi dati personali per fare avviare il sistema; gli smartphone collocati ad una distanza inferiore ad un metro si scambieranno codici generati in automatico e in modo anonimo: l’Asl di riferimento sbloccherà il codice del paziente malato avvisando tramite un messaggio le persone venute in contatto.

Viene assicurato questo sistema non traccerà gli spostamenti: i dati sono conservati sui singoli dispositivi e saranno cancellati entro quest’anno con il via libera del garante per la privacy. Ed è subito polemica fra esponenti politici e protagonisti del sistema sanitario nazionale.

C’è chi dice sì alla avveniristica app, come Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza coronavirus. La definisce un utile strumento che aiuterà a rintracciare tutti i contatti del contagiato, includendo anche quelli sconosciuti che non riusciremmo a raggiungere. È favorevole a «immuni» anche il presidente della stessa regione Michele Emiliano, che la percepisce come uno strumento di supporto alle attività di contact tracing. Ma per ottenere adeguati risultati almeno il 10 per cento della popolazione dovrà scaricarla: sarà un’arma supplementare per combattere il virus.

C’è chi dice no come il segretario leghista Matteo Salvini che a «Quarta Repubblica» su Rete 4 ha dichiarato di non essere sicuro per la privacy degli italiani temendo che i loro dati personali vadano in mano a persone con soci cinesi, sottolineando che la Cina non è un paese democratico.

Siamo di fronte a un nuovo elemento di controllo, questa volta tecnologico, a tutela della salute; ma sarebbe illusorio aspettarsi una unanimità di consensi. Del resto Tommaso Moro, a cavallo tra il quattro e il cinquecento, osservava testualmente nella sua Utopia: «Il barbaro respinge con durezza tutto ciò che non è barbaro, chi ha un po’ di gusto disprezza come volgare tutto ciò che non brulica di parole in disuso, a taluni piace solamente l’antico, alla maggior parte soltanto il suo».

Mara Valsania

Nella foto: Pierluigi Lopalco

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