
Il 13 novembre scorso, presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati di Roma, il documentarista ed esperto di mass-media, Luca Martera, ha intrattenuto il pubblico mediante una conferenza-show, co-moderata dal giornalista Giampiero Gramaglia, intitolata: Non solo Kansas City: Alberto Sordi, un romano in America da Ollio a Kissinger.
Martera, fin dal 1997, ha mostrato una spiccata propensione alla satira, lavorando come autore e regista per programmi televisivi italiani di largo seguito, quali Striscia la Notizia ed il varietà Chiambretti Night.
A partire dal 2017, egli si dedica alla divulgazione – sempre attraverso un approccio “leggero” che si avvale di numerosi aneddoti e curiosità – di temi e personaggi legati alla storia comune tra Italia e Stati Uniti.
Il ciclo di “documentari dal vivo” di Luca Martera, volti ad esplorare la rappresentazione degli USA ad opera dei protagonisti del cinema nostrano, è iniziato il 23 ottobre scorso, con la presentazione intitolata: Chi vuò fa’ l’Amerikano?, tenutasi presso il Centro Studi Americani di Roma.
Questo tour de force del satirista attraverso i tanti luoghi comuni e stereotipi mediante i quali il cinema italiano ha rappresentato la società nordamericana, proseguirà a breve nel resto d’Italia e negli Stati Uniti.
Se vi state domandando il perché dell’utilizzo della filmografia di Alberto Sordi come punto di osservazione privilegiato, eccovi accontentati:
“Tutti ricordano il suo Nando Moriconi di Un Americano a Roma che può considerarsi una satira bonaria sull’esterofilia sicuramente a favore dell’American Way of Life. Ma la sorpresa viene fuori da una decina di altri film di Sordi attore e regista in cui il suo sguardo si fa molto severo e critico nei confronti degli yankee. Sordi non fa sconti e addirittura si permette di criticarli in misura maggiore di altri autori dichiaratamente di sinistra,” afferma Luca Martera.
Le considerazioni del documentarista abbracciano però un campo d’indagine ben più ampio:
“In Italia, siamo sempre stati divisi su tutto e quindi anche in questo ambito si sono sviluppate correnti filo-americane e anti-americane di centro, destra e sinistra.
Poi, a guardare bene, ci fu molta cautela da parte di molti ‘maestri’ perché nel periodo d’oro i film italiani facevano il giro del mondo ma la distribuzione restava in mano agli americani.
Ad inquadrare bene il fenomeno con il suo proverbiale cinismo fu Alberto Sordi, che così volle rassicurare quel giovane Sottosegretario allo Spettacolo di nome Giulio Andreotti sulle sorti del nostro cinema negli anni di Scelba e del Piano Marshall: «Vanno ai comizi dei metalmeccanici, ma se poi i produttori non li pagano in nero e in Svizzera, i film non li fanno».”
Valerio Viale
Nella foto: Luca Martera a Montecitorio