
Una lettera-invito dal tribunale di Roma perché il presidente si renda conto di persona della giustizia in difficoltà che però non va mai in ferie
Caro Matteo, l’idea di scriverti questa lettera è nata immediatamente dopo la tua partecipazione alla trasmissione televisiva Porta a porta dove hai dichiarato che i tribunali durante il periodo estivo sono «chiusi per ferie». Ci corre l’obbligo di informarti che questa tua dichiarazione non corrisponde a verità e te lo dimostra il fatto che i tribunali di Roma e di tutta Italia non solo sono «aperti per ferie», ma sono anche pienamente operativi permettendo così l’accesso agli uffici giudiziari a tutti i cittadini, sabato incluso. È la verità! Non deve sfuggirti il fatto che nel periodo estivo si svolgono regolarmente i procedimenti penali con giudizio direttissimo e le udienze di convalida. Sempre ad agosto, nel settore civile si tengono regolarmente le udienze relative a tutti i procedimenti cautelari ed ai reclami. La tua dichiarazione, dunque, meriterebbe una rettifica. Ma andiamo avanti.
Vogliamo sfatare il falso mito che il problema dell’arretrato giudiziario sia diretta conseguenza delle ferie dei magistrati o del numero degli avvocati e della litigiosità dei cittadini italiani. A nostro avviso, Matteo, sono tutti luoghi comuni che possono essere verificati con una visita guidata da addetti di settore presso il tribunale o semplicemente, se vorrai, con in incontro con noi, felicissime di poterti fornire tutto quanto possa esserti utile per prendere contezza dei problemi che investono soprattutto l’organizzazione giudiziaria. Se accetti il nostro invito a conoscerci ovvero a prendere concreta visione e quindi consapevolezza del mondo che vive nel tribunale, ti renderai subito conto che non è il numero elevato di avvocati a paralizzare i procedimenti, bensì la mancanza di impiegati presso gli uffici del tribunale con la conseguente impossibilità di smaltire in tempi brevi le richieste di giustizia dei cittadini. Dov’è allora il tappo? L’atto, quando esce dallo studio di un avvocato, nel momento esatto in cui entra in tribunale per essere registrato, protocollato e studiato dal magistrato, nonché eseguito, soffre della mancanza di personale che renda celere tutto il procedimento. È come se fosse una macchina senza benzina: c’è l’autista (magistrato), il motore (avvocato), ma manca la benzina (addetti del tribunale).
Il problema dell’arretrato, Matteo, è paradossale se pensiamo al tasso di disoccupazione record raggiunto in Italia e alla carenza di personale, che tra l’altro è spesso assente in quanto titolare di permessi ai sensi della legge n. 104 del 1992. Ciò si traduce inevitabilmente in un aggravio di lavoro per i dipendenti in servizio, che devono anche supplire con adempimenti che non sono di loro competenza. E questo, oltre allo stress da superlavoro, si traduce anche in inefficienze e rallentamenti e produce altro arretrato giudiziario. Tieni in considerazione che parte del personale impiegato negli uffici giudiziari è in part time, quindi ancora una volta la macchina giudiziaria subisce gli effetti di una «mancanza di benzina». Ma l’autista c’è e il motore pure.
Adesso tu potrai eccepire che c’è il processo telematico a venire in soccorso a tutti i problemi della giustizia italiana. Ma chi controlla l’efficienza dei procedimenti? Chi sta dietro il computer a ricevere gli atti giudiziari? C’è sempre un essere umano, peraltro qualificato, a ricevere in elettronico gli atti giudiziari telematici, con tutto ciò che ne consegue, come per esempio il controllo della firma digitale. Ecco che diventa importante valorizzare le risorse esistenti e pensare a come integrarle di nuove e con mansioni di controllo ed efficientamento del sistema.
Ci è venuto spontaneo scriverti perché viviamo tutti i giorni queste inefficienze, e conosciamo esattamente le falle del sistema giudiziario. Rimaniamo a tua completa disposizione, se lo vorrai, per illustrarti nel dettaglio tante altre proposte per una riforma della giustizia che abbia alle spalle una consolidata esperienza del settore.
Con stima
Ilaria Denni, avvocato del foro di Roma (ilariadenni@gmail.com)
Maria Corvino, funzionario presso il tribunale ordinario di Roma (mariacorvino72@gmail.com)
Dal Mensile di ottobre 2014