
La corte suprema di cassazione ha reso definitiva la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione, rinviando ai giudici di merito la sola quantificazione della pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici erroneamente fissata in cinque anni anziché entro il massimo di tre consentito dalla legge tributaria. Le limitazioni alla libertà personale sono immediate scattando subito il divieto di espatrio; per il resto rimane un anno da scontare dovendosene detrarre tre in virtù della legge sull’indulto. Trattandosi di persona ultrasettantenne, va escluso il carcere e applicato il regime della detenzione domiciliare, a meno che il tribunale di sorveglianza non conceda l’affidamento in prova ai servizi sociali, che esclude in pratica la misura restrittiva. Fin qui gli aspetti strettamente giudiziari; del tutto diverso è lo scenario dal punto di vista politico a cominciare dalla valutazione della carica attualmente rivestita di senatore della repubblica. Sulla causa di ineleggibilità sopravvenuta dovrà pronunciarsi lo stesso senato e fino a quel momento Silvio Berlusconi ne farà parte a pieno titolo. Ma prima dovrà essere decisa dalla corte di appello di Milano ed eventualmente confermata dalla corte di cassazione la condanna alla interdizione nei limiti indicati. Tra le ipotesi non va esclusa la grazia presidenziale, che rimane prerogativa esclusiva e indiscussa del capo dello stato.
Lillo S. Bruccoleri
(agosto 2013)