Romanisti a palazzo Caetani

Si è svolta a palazzo Caetani, il 15 novembre, la giornata di studio sul tema: “Il Gruppo dei Romanisti ieri, oggi, domani: una tradizione che si rinnova”. Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Romano Bartoloni dedicato alla cronaca nel corso della seconda sessione.

Con l’occhio e la penna del cronista, il romanista offre un buon contributo a tenere desto lo spirito della romanità in ogni campo. Nel loro Dna c’è una venatura di cronista che li incoraggia, li incita e li sollecita a testimoniare e a documentare il loro amore per Roma, a non tenere solo per sé l’oggetto degli amorosi sensi, a rendere concreta e pubblica la loro passionaccia per l’urbe, a manifestarsi con prove fisiche, emotive ed intellettuali di innamoramento. Anche senza averne i ferri del mestiere, ogni romanista è di fatto un cronista, un gazzettiere della propria città, se ne interessa con dedizione, ne parla e ne scrive con calore, ne polemizza con geloso trasporto.

Oggi come ieri la cronaca rappresenta la storiografia dell’istante (Umberto Eco), ma è anche la prima bozza della storia. La storia nasce, cresce e si radica nella letteratura, nella scuola e nella società, arricchendosi sui sommovimenti dì successive stratificazioni di eventi, di fatti di cronaca, di imprese e avventure di personaggi famosi ma anche di vita vissuta dalla ignota umanità.

Perché può sempre emergere o riemergere la grandezza «pascoliana» delle piccole cose, delle myricae, glorificate nel quotidiano anonimato dell’uomo della strada.

L’ultima grande guerra, una esperienza da me vissuta bambino, non è stata soltanto la battaglia di trincea, gli sbarchi degli eserciti e le invasioni armate e disastrose dei territori, ma anche il dramma sofferto dalle popolazioni nelle retrovie delle città affamate e terrorizzate dai bombardamenti, dalle atrocità degli occupanti nazisti, dal quotidiano arrangiarsi per sopravvivere, per tirare a campare.

Roma riserva una infinità di storie ancora da scoprire dietro, sotto e intorno alle imprese e alla fama dei grandi protagonisti della scena urbana, nei meandri sotterranei e tuttora sconosciuti degli episodi di maggior ribalta. Per liberarle da muffe e ragnatele, per scavare le profondità delle memorie e riportarle alla luce c’è un’arma segreta nei nostri romanisti con le stimmate del cronista. Dentro gli archivi della loro testa ribolle tutto un mondo di vicende, umori, sensazioni, emozioni, sapori, inquietudini assorbiti nei diversi cicli di lunga esperienza a tu per tu con la vita della città eterna.

Tra cronisti-romanisti e romanisti-cronisti si è realizzato un duraturo legame di intenti nel sostenere la causa comune a maggior gloria dell’amata. Soprattutto nella seconda metà del novecento al gruppo hanno dato valore, forza e grinta grandi cronisti di razza con alla testa capocronisti dei maggior giornali romani dell’epoca: il Messaggero con Guglielmo Ceroni, Piero Scarpa e Sandro Zapelloni; il Tempo con Ettore della Riccia oltre allo stesso Zapelloni; l’Ansa con Rodolfo Crociani, il Giornale d’Italia con Marco Franzetti, il Popolo con Vittorio Ragusa.

 

Nella foto: Romanisti al Caffè Greco di Gemma Hartmann

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