Avremmo parlato delle questioni costituzionali che ancora una volta chiamano in causa l’istituto del decreto legge, forma normale di legislazione nel periodo fascista entrata nell’ordinamento repubblicano come strumento eccezionale per i casi straordinari di necessità e di urgenza. Avremmo affrontato il tema del bicameralismo perfetto che fin dall’inizio ha suscitato ampie discussioni ma ha resistito inalterato ben oltre il traguardo del mezzo secolo. Avremmo tentato qualche riflessione sulla illusoria potenza riformatrice dei sistemi elettorali che fin qui hanno prodotto immonde storture senza intaccare l’impianto complessivo dell’ordinamento. Questi e tanti altri spunti avremmo voluto cogliere, magari fermandoci sulle contestazioni di alcune decisioni delle presidenze parlamentari, da Irene Pivetti a Rosy Mauro, senza dimenticare Gianfranco Fini che ha resistito una intera legislatura pur avendo fondato un partito politico in dissenso con la maggioranza che lo aveva eletto. Araldo di Crollalanza, storico esponente della destra sostituito all’ultimo momento nella presidenza provvisoria del senato dalla comunista Camilla Ravera, più anziana di lui di soli tre anni, non esitò ad alzarsi in piedi invitando a seguirne l’esempio gli altri senatori del suo partito all’atto dell’insediamento della collega per rispetto alla persona e alla istituzione. Questa è la tradizione e questo è lo stile autentico delle aule parlamentari. Ma di tutto ciò e di molto altro ancora non è possibile parlare dinanzi alla emergenza e all’infamia degli attacchi personali a Laura Boldrini, condotti con una bassezza e volgarità indicibili che colpiscono la dignità della donna e umiliano quella dell’uomo che deve parimenti sentirsi offeso per questa grave ferita al senso di civiltà.
Lillo S. Bruccoleri
Dal Mensile di febbraio 2014