
Eventi eccezionali, nel mese di marzo, e ancor più se ne prevedono in quello di aprile. Campeggia in primo piano la elezione del papa Francesco, che fin dall’inizio ha dimostrato di poter segnare una svolta nella storia della chiesa non solo nelle ritualità esteriori, che pure non sono di poco momento (la rinuncia alla croce d’oro e all’ermellino, la scelta di vivere in comunità e di riservare l’appartamento apostolico alle occasioni ufficiali, la presenza tra la gente oltre ogni ragionevole criterio di prudenza per la propria sicurezza, l’uso di un linguaggio diretto, semplice e immediato), ma soprattutto nell’impegno sociale e nella rivisitazione evangelica per la difesa delle persone e dei popoli più deboli. «Ah, come vorrei una chiesa povera e per i poveri!» è l’esclamazione che più ha colpito nel primo incontro con i giornalisti.
Nella politica interna si pongono i problemi di più immediato impatto che vanno a sovrapporsi e a intrecciarsi con quelli dovuti a una situazione oggettivamente connotata da estrema criticità sotto il profilo economico e sociale. La diciassettesima legislatura si è aperta con una doppia assegnazione delle presidenze parlamentari al Partito democratico che ha vinto le elezioni sia pure di strettissima misura. Ma quanto al governo è tutto da verificare non risultando attualmente accertata la possibilità della costituzione di una maggioranza in grado di assicurarne non solo la stabilità ma la stessa formazione. Se alla camera dei deputati la legge elettorale garantisce la maggioranza al partito o alla coalizione vincente, non altrettanto avviene al senato dove opera un diverso meccanismo che non consente ad alcun gruppo di prevalere da solo sugli altri. L’attenzione si concentra dunque su questa assemblea, il cui apporto decisionale è determinante in virtù del vigente bicameralismo perfetto che pone i due rami del parlamento sullo stesso piano. La neonata formazione centrista non dispone di una presenza sufficiente ad alimentare una coalizione di maggioranza, né basterebbe l’esiguo drappello di senatori a vita ridotti ormai a quattro unità (per la cronaca: l’ex presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Giulio Andreotti, Emilio Colom-bo e Mario Monti, cui si unirà Giorgio Napolitano dopo la scadenza del suo mandato). Restano dunque tre componenti il cui peso numerico è pressoché equivalente: Partito democratico, Popolo della libertà e Movimento cinquestelle, ossia – semplificando allo stato attuale delle cose – Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Quest’ultimo (evocato come comico con o senza ex mentre è ormai un leader politico a pieno titolo) ha dettato una linea astensionista nelle votazioni per l’attribuzione di una carica e fin qui non vi ha mai deflettuto, pur avendo scontato qualche episodica disobbedienza. In queste condizioni un compromesso tra Pd e Pdl (Bersani e Berlusconi), più che possibile, è inevitabile e lo era fin dall’inizio; in alternativa vi sarebbe stato il ritorno alle urne, se non si fosse incappati nel semestre bianco che vieta al capo dello stato di sciogliere in anticipo le camere a meno che queste non siano prossime alla scadenza naturale. Si tratta di una chance estrema che il presidente ha già sfruttato e che non può ripetere essendo la nuova legislatura appena incominciata. Nel frattempo un governo c’è ed è quello presieduto da Mario Monti: anche se dimissionario, fino al subentro del nuovo esecutivo rimane in carica e vi resterebbe anche se fosse stato colpito da un voto di sfiducia. Non mancano i precedenti: ci viene in mente un governo nominato unicamente per sosti-tuire quello precedente e per gestire le elezioni sapendo che gli sarebbe stato negato in parlamento il voto di fiducia, come puntualmente avvenne. Napolitano non ha altre opzioni tra nominare un governo al buio che però farebbe decadere quello attuale o altrimenti lasciare Monti e i suoi ministri al loro posto a tempo indeterminato, rimettendosi di fatto alle decisioni del nuovo presidente eletto da queste camere integrate con i delegati regionali.
Lillo S. Bruccoleri
(aprile 2013)