
«I sogni son desideri di felicità. Nel sonno non hai pensieri. Ti esprimi con sincerità»: così recita una vecchia filastrocca. Il sogno è un’attività del pensiero umano che ha interessato l’uomo fin dai primordi della civiltà. Da un punto di vista fisiologico non si conosce ancora l’area del cervello in cui hanno origine i sogni, né sappiamo se abbiano origine in una singola area o se più parti del cervello vi concorrano, né conosciamo lo scopo dei sogni per il corpo e la mente. In sintesi il cervello, poiché continua a lavorare anche quando dorme, elabora i contenuti delle esperienze fatte durante il giorno in un linguaggio simbolico, diverso da quello usato nello stato di veglia e di consapevolezza. È indubbio tuttavia che il sogno è una realtà; tutti sogniamo, anche quelli che ritengono di non farlo perché il nostro cervello e quindi i nostri pensieri continuano il loro lavoro anche durante l’attività onirica. Può capitare al limite di non ricordare ciò che si sogna.
Sul sogno esistono molte teorie e ancora poche certezze. Il sogno è un mondo affascinante e complesso, così come il cervello. Il sogno tecnicamente è un fenomeno legato al sonno ed è il risultato dell’attività cerebrale. Il cervello è composto da diverse aree specializzate e durante il sonno alcune aree sono più attive di altre e utilizzano suoni, immagini, emozioni e sensazioni come durante la veglia, ma in modo diverso. Il sogno, siccome è il risultato dell’attività del cervello, è strettamente legato al corpo che lo contiene e quindi alla persona con tutta la ricchezza e complessità interiore che la caratterizzano.
Le teorie sui sogni sono diverse e molteplici: alcuni descrivono il sogno come semplice prodotto del funzionamento cerebrale, mentre altre sostengono che quando sogniamo non facciamo altro che classificare, selezionare e immagazzinare le esperienze e le informazioni raccolte durante lo stato di veglia. Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, che per primo ha iniziato a studiare le visioni oniriche in maniera scientifica e sistematica, pensava che i sogni fossero la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna, mentre Jung lo ipotizzava in un «inconscio collettivo», una sorta di grande mente comune a tutti gli esseri umani e quindi ricco di simboli comuni a tutti. Al di là delle varie e interessanti teorie che si sono sviluppate nel tempo sull’attività onirica, è certo che i sogni sono in qualche modo legati ai nostri stati d’animo e possono quindi considerarsi dei veri e propri indicatori del nostro benessere psicofisico.
Mentre sogniamo diamo voce alle nostre emozioni che mai come in questo particolare stato trovano spazio per esprimersi e dialogare con la nostra persona. In linea di massima i sogni riguardano infatti le tre aree emotive che corrispondono ai nostri stati d’animo di base: paura, rabbia e gioia, che generalmente compaiono in questo ordine durante i nostri sogni. Ognuno di noi ricorda un sogno in cui ha avuto paura a causa per esempio di qualcuno che ci insegue e che non riusciamo a seminare o mostri che ci sbarrano il passaggio o «semplicemente» paura di perdere l’aereo che doveva portarci a destinazione. Tutti questi sogni hanno come comune denominatore l’ansia, l’angoscia e la paura, oltre al fatto di aver caratterizzato almeno una fase della nostra vita. E chi di noi può dire di non aver fatto un sogno in cui la rabbia è la protagonista? Rabbia intesa come risorsa dopo avere sperimentato lo stato di allerta, di paura: ora riesco a «sconfiggere» il mostro che mi ostacola la via e salgo finalmente sul mio aereo senza ansia e preoccupazione. Quando iniziamo a fare sogni del genere avviene un cambiamento anche nella nostra vita reale che si traduce in un atteggiamento più assertivo, determinato, sicuro, che ci aiuta a vivere meglio la nostra vita e ad affrontare i problemi quotidiani.
La paura e la rabbia a cosa lasciano ora il posto? Alla gioia! Per arrivarci è necessario però affrontare un percorso psicoterapeutico basato sulla capacità di acquisire consapevolezza dei nostri disagi interiori per poterli affrontare ed elaborare. La «strada» da percorrere è spesso tortuosa e faticosa, ma capace di restituire integrità e completezza alla nostra persona. Solo dopo aver guardato in faccia il «nostro» mostro e averlo combattuto i nostri sogni al risveglio saranno pervasi da un senso di benessere e leggerezza che abbiamo finalmente il diritto di rivendicare e il piacere di provare.
Marta Falaguasta
Paolo Turriziani